Lo spettacolo si ispira all'omonima biografia di Ondina Peteani scritta dalla storica Anna Di Gianantonio (Ed. IRSML FVG, 2007).
Ondina che, a soli 17 anni, si accende di un irrefrenabile bisogno di libertà e si scopre incapace di restare a guardare, cosciente e determinata ad agire per cambiare il proprio Paese.
Ondina partecipa alla lotta antifascista nella Venezia Giulia, dove la Resistenza inizia prima che nel resto d'Italia grazie alla collaborazione con i gruppi partigiani sloveni nati già nel 1941 per opporsi all'occupazione fascista dei territori Jugoslavi.
Il suo percorso inizia con le riunioni clandestine della scuola di comunismo dove, con straordinario anticipo, fioriscono anche i valori di emancipazione femminile e di parità tra uomo e donna. A 18 anni, Ondina diventa staffetta partigiana e comincia ad affrontare le missioni più impensabili, perfino entrando a far parte di un commando speciale per l'eliminazione di un famigerato traditore: Blechi. Ondina partecipa anche alla formazione della Brigata Proletaria, quando più di 1500 operai, tutti insieme e ancora in tuta da lavoro, si avviano verso il Carso, per unirsi alle formazioni partigiane.
La sua vicenda però, è stravolta bruscamente nel '43 quando, appena diciannovenne, viene sprofondata nell'incubo della deportazione nazista. Ma è proprio in questo drammatico momento che Ondina ritrova con ostinata consapevolezza l'unica risposta possibile: Resistenza! Perché è bello vivere liberi!
Scrive l'artista sul suo blog: "Vorrei raccontare tutto questo attraverso linguaggi differenti: le testimonianze (per ricreare l’atmosfera e lo spirito di quegli anni attraverso le parole di chi li visse in prima persona); il monologo civile (per creare un filo conduttore tra le vicende e un punto di vista contemporaneo); i burattini (per ritrovare la forma del teatro popolare che gli stessi partigiani utilizzavano nei bozzetti drammatici che scrivevano e interpretavano per festeggiare le vittorie); il teatro di figura con pupazzi (per raccontare in modo evocativo l’orrore dei lager; perché a un pupazzo si può fare di tutto, anche le cose più terribili; perché il rapporto tra pupazzo e manovratore è uguale a quello tra deportato e aguzzino; perché davanti alle immagini delle persone deportate ad Auschwitz lo shock emotivo è fortissimo e fa distogliere lo sguardo, mentre davanti a un pupazzo picchiato e umiliato si resta a guardare fino in fondo e l'emotività lascia spazio alla riflessione).
La biografia di Ondina mi ha letteralmente entusiasmata, scossa, “accesa”. Ho incontrato una ragazza, poco più giovane di me, incapace di restare a guardare, cosciente e determinata ad agire per cambiare il proprio Paese; con un’intuizione fondamentale: la Donna è una risorsa irrinunciabile per la Pace e la Giustizia. Un esempio di partecipazione attiva, di come ogni singolo individuo può diventare indispensabile per la vita di un intero popolo.
D'altra parte la vicenda di Ondina mi ha permesso di guardare l'incubo dei lager nazisti da un punto di vista particolare: non solo dalla parte di chi aveva l'unica colpa di essere ebreo, omosessuale, handicappato, ma anche di chi aveva fatto una scelta di campo coraggiosa e definitiva. Ondina è stata deportata, umiliata, privata della sua identità e torturata perché lottava per la Libertà e aveva scelto di schierarsi, nonostante tutto.
Avverto l'urgente necessità di raccontare questa storia, oggi, perché “chi è senza memoria è senza futuro” e in Italia molti hanno dimenticato troppo in fretta il significato della Resistenza".
D'altra parte la vicenda di Ondina mi ha permesso di guardare l'incubo dei lager nazisti da un punto di vista particolare: non solo dalla parte di chi aveva l'unica colpa di essere ebreo, omosessuale, handicappato, ma anche di chi aveva fatto una scelta di campo coraggiosa e definitiva. Ondina è stata deportata, umiliata, privata della sua identità e torturata perché lottava per la Libertà e aveva scelto di schierarsi, nonostante tutto.
Avverto l'urgente necessità di raccontare questa storia, oggi, perché “chi è senza memoria è senza futuro” e in Italia molti hanno dimenticato troppo in fretta il significato della Resistenza".
(il testo è interamente tratto dal blog di Marta Cuscuna http://martacuscuna.blogspot.com/)